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Archeoplastica: la plastica “spiaggiata” diventa un reperto

Data
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Location
Magazzino 26 del Porto Vecchio
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Mostra "Archeoplastica" al museo

Un bagnoschiuma degli anni '70, un detersivo degli anni '80, ghiaccioli dal gusto vintage: Archeoplastica, dal 17 giugno al 17 agosto all’Immaginario Scientifico e al BioMa di Trieste, mette in mostra antichi rifiuti venuti dal mare, per raccontare una storia senza fine: quella della plastica e della sua incredibile persistenza nell’ambiente. 

Archeoplastica è un progetto nato nel 2018 da un'idea della guida naturalistica pugliese Enzo Suma, che ha cominciato a raccogliere rifiuti in plastica rinvenuti sulle spiagge. Tutto è partito con la scoperta di una spuma abbronzante degli anni ’60, con il retro ancora leggibile, su cui era riportato il prezzo in lire. Pubblicata sui social, quella foto suscitò stupore e riflessioni: com’era possibile che un oggetto di plastica fosse ancora intatto dopo mezzo secolo? Da qui l'intuizione della necessità di sensibilizzare sul tema dell’inquinamento dei mari, determinato dall’utilizzo della plastica e, nello specifico, dalla scorretta gestione del fine vita della stessa.

Da quel momento Suma ha iniziato a raccogliere sempre più oggetti, trasformandoli in “fossili” contemporanei che parlano del nostro impatto ambientale. Il progetto oggi conta centinaia di reperti, consultabili sul sito www.archeoplastica.it, molti segnalati anche da una community attiva su Instagram e TikTok. Gli oggetti raccolti sono anche parte di mostre itineranti in tutta Italia.

La mostra arriva ora a Trieste, organizzata dall'Immaginario Scientifico, in collaborazione con WWF Area Marina Protetta di Miramare e AcegasApsAmga. È stata presentata stamattina alla presenza di Serena Mizzan, direttrice dell'Immaginario Scientifico, Maurizio Spoto, responsabile di AMP Miramare, e Federico Trevisan, responsabile relazioni enti locali e sistema stakeholder di AcegasApsAmga.

La mostra propone una selezione dei reperti raccolti nell'ambito di questo curioso e significativo progetto. Oggetti che, anche attraverso l'aspetto “nostalgico”, faranno luce sull'aspetto ambientalistico ed educativo della tematica.

La mostra sarà visitabile all'Immaginario Scientifico di Trieste, nel Magazzino 26, da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00

Una sezione è esposta anche al BioMa - Biodiversitario Marino, presso le Scuderie del Castello di Miramare, aperto da martedì a venerdì dalle 14.00 alle 18.00, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 14.00 alle 18.00.

Acquistando il biglietto per uno dei due musei si ha automaticamente la riduzione per l'altro.


Fissan e Trieste

In mostra è presente anche un reperto della crema solare Fissansole, del 1977, prodotta dalla società Fissan Brovedani e De Riù di Trieste. La storia del marchio Fissan è strettamente legata alla nostra città e alla figura di Osiride Brovedani, ricordato oggi con una statua in Campo San Giacomo. Nel 1930 fu lui a portare in Italia il laboratorio per la produzione dei prodotti Fissan, nati qualche anno prima in Germania. Oggi a Trieste esiste una fondazione che porta il suo nome e persino un museo nella sua casa, che racconta la sua vita, la sua intraprendenza, la sua generosità, e anche la tragica esperienza vissuta nel campo di concentramento di Dora, narrata nel diario Memorie di un deportato. Brovedani morirà nel 1970.

Dal Friuli alla Puglia: il viaggio di un cartello informativo

Tra i reperti esposti a Trieste ce n’è uno molto speciale per la nostra regione: un cartello informativo proveniente dalla Riserva Naturale della Foce dell’Isonzo, partito probabilmente a causa di una mareggiata e ritrovato sulle spiagge di Brindisi. Dopo aver attraversato l’intero Adriatico, da nord a sud e dopo la mostra all’Immaginario Scientifico, tornerà “a casa”, nella riserva da cui è partito.

Eventi collaterali

Per arricchire e approfondire i temi della mostra, all'Immaginario Scientifico sono in programma eventi speciali, che rientrano nel biglietto al museo e non prevedono la prenotazione:

22 giugno e 17 agosto, ore 16.00
Visita la mostra con noi
Una visita approfondita alla mostra, con dettagli sul progetto Archeoplastica e qualche  riflessione sull'aspetto ambientale, soprattutto con riferimento al nostro territorio.

13 luglio, ore 16.00
Più subdole di bottiglie e flaconi: l'invasione delle microplastiche
Carlo Franzosini, ricercatore di AMP Miramare, fa il punto sulla responsabilità dei paesi occidentali nella produzione di rifiuti plastici, e in particolare di microplastiche.

3 agosto, ore 16.00
Missione plastica: esplora, sperimenta, ricicla
Esperimenti pratici e giochi partecipativi per ragionare su biodegradabilità e densità delle plastiche,  imparare a riconoscere i simboli del riciclo e riflettere sull’impatto dei rifiuti plastici sull'ambiente.

Maggiori informazioni sugli orari: www.immaginarioscientifico.it


La plastica in mare: qualche numero

Il mare rappresenta spesso la destinazione finale dei rifiuti che produciamo. Si stima che circa l’85% dei rifiuti marini sia composto da plastica, per un totale che sfiora i 10 milioni di tonnellate all’anno. Di questa enorme quantità, circa la metà è costituita da plastica monouso, e la maggior parte proviene da fonti terrestri, trasportata da fiumi, scarichi urbani e vento.

Le microplastiche, particelle di plastica inferiori ai 5 millimetri, si formano principalmente dalla frammentazione dei rifiuti plastici più grandi già presenti in mare. Ma non solo: una quota significativa arriva anche dall’usura degli pneumatici, che rilascia particelle poi trasportate dai deflussi urbani, e dal lavaggio dei tessuti sintetici, che attraverso le lavatrici riversano microfibre nelle acque. Si calcola che un singolo lavaggio possa liberare tra 640.000 e 1.500.000 microfibre nell’ambiente.

Il Mar Mediterraneo, chiuso e densamente popolato, è particolarmente vulnerabile: si stima che ospiti tra il 21% e il 54% delle microplastiche globali (pari al 5–10% della loro massa complessiva). Una volta in mare, la maggior parte della plastica affonda o rimane sospesa nella colonna d’acqua, mentre solo una piccola parte galleggia in superficie o si deposita sulle spiagge.


Ufficio Stampa
Micol Ascoli Marchetti
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