Filo spinato
Data: 
19/04/2018
Location: 
Antico Caffè San Marco, via Cesare Battisti, 18 - Trieste

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Filo spianto
Credits: 
DaKub

Giovedì 19 aprile alle ore 17.30 si terrà un nuovo incontro con il Caffè delle Lettere, iniziativa promossa dall’Università degli Studi di Trieste e curata da Paolo Quazzolo. I “Caffè”, che sono ormai diventati un appuntamento irrinunciabile per gli appassionati, si propongono di offrire alla città una serie di conversazioni informali con i ricercatori dell’ambito umanistico, giuridico, linguistico, economico e sociale. Il tema conduttore proposto dal Caffè delle lettere in questo nuovo ciclo, è dedicato al Concetto di giustizia tra letteratura, storia e attualità:si discuterà quindi di giustizia e di come questa sia stata interpretata e studiata nei vari ambiti degli studi umanistici. 

Come sempre gli argomenti toccati sono frutto della ricerca scientifica svolta in Ateneo e vengono presentati dai relatori in modo semplice ed accattivante. Al pubblico, cui viene lasciata la libertà di intervenire e discutere con gli oratori mettendo così a confronto idee ed esperienze diverse, non sono richieste particolari competenze, ma solo tanta curiosità.

Ospiti del Caffè delle Lettere saranno questa volta Anna Zoppellari e Cristiana Baldazzi che affronteranno il tema La letteratura carceraria: il poeta marocchino Abdellatif Laâbi e lo scrittore palestinese Mu’in Bsisu.

L’intervento di Anna Zoppellari è incentrato sull’opera letteraria di Abdellatif Laâbi, scrittore marocchino a lungo incarcerato per motivi politici nel Marocco di Hassan II, che si inquadra all’interno di una vasta produzione di letteratura carceraria che è segna, paradossalmente, una profonda trasformazione della società nordafricana. La società è in parte ancorata al passato, ma nondimeno è attraversata da spinte di profonda trasformazione politica, in particolare per quanto riguarda l’attenzione ai diritti umani. Migliaia di oppositori, tra cui Laâbi vennero imprigionati nel corso degli anni ’70 e trassero, da questa esperienza, una serie di scritti che ruotano attorno al bisogno di fare i conti con un passato da troppo e da troppi dimenticato. In questo coro di voci, Laâbi costituisce l’esempio più particolare e più maturo: maturo perché è già uno scrittore affermato quando viene imprigionato, particolare perché è uno dei pochi che scrivono anche durante la detenzione. L’analisi di alcune tra le sue più significative opere letterarie di questo periodo permette di mettere in relazione l’istanza narrativa con il desiderio di costruire il futuro mettendosi in relazione con una società che chi scrive sente come separata da sé. La scrittura diventa quindi elaborazione di un lutto infinito, in cui l’accettazione della perdita vuole trasformarsi in ricomposizione del sé come individuo politico e privato.

Cristiana Baldazzi presenta Quaderni Palestinesi (1976) dello scrittore palestinese Mu’in Bsisu, dove l’autore racconta 15 anni della sua vita, tra gli anni 1950 e 1970, trascorsa per lo più nelle carceri. Attraverso alcuni passi del suo testo, la relatrice ripercorre le vicende più salienti della biografia dello scrittore ma soprattutto ne evidenzia la cifra poetica e intellettuale. I Quaderni Palestinesiinfatti pur sorretti dall’impegno e dalla lotta politica sono compenetrati da una dimensione poetica e onirica, che supera ogni genere di limitazione. Oltre a narrare la crudezza del carcere, ma anche le piccole gioie del detenuto (le sigarette, la radio), Bsisu mette in luce soprattutto la sua lotta politica, e il suo attaccamento per la Palestina, che vanno oltre l’oppressione e la coercizione. La narrazione nonostante la durezza della realtà – il carcere, le torture ma anche le piccole gioie del detenuto (le sigarette, la radio) –, è compenetrata da una forte dimensione poetica, dove il tratto saliente sono superando così lo sfogo intimo poetica

Anna Zoppellari è professoressa associata di Letteratura francesepresso l'Università di Trieste. La sua attività di ricerca si sviluppa lungo due assi fondamentali: le letterature francofone del Maghreb e i rapporti tra la letteratura e le arti. È co-direttrice editoriale della rivista «Prospero», fa parte del comitato scientifico di «Expressions maghrèbines», del comitato di redazione del «Tolomeo», di «Interfrancophonies» e ha collaborato con «Lettera internazionale». Alcuni titoli recenti: Une approche au motif urbain dans l’œuvre d’Abdelwahab Meddeb(2017), Représenter la mort au Maghreb : le recours au macabre comme esthétique de la survivance(2016), «Vous êtes mon poème». La letteratura carceraria degli anni di piombo in Marocco(2016), Écrire le cinéma. Le ciné-roman selon Alain Robbe-Grillet(2012).Ha tradotto Abdelwahab Meddeb, Poema di un sufi senza Dio. Sulla tomba di Ibn Arabi, (2012) e ha curato il numero speciale Trieste: université invitée. («Trans» 2017), gli atti del Convegno Genealogie d’Europa(2009), di Paul Morand. Letterato e viaggiatore(2006) e il dossier Jean Pélégri(«Expressions maghrébines» 2007).

Cristiana Baldazzi, ricercatrice di Lingua e letteratura araba all’Università di Trieste, si è occupata di letteratura autobiografica di area siro-palestinese ed egiziana. Ha approfondito l’analisi della letteratura di viaggio tra XIX e XX secolo in relazione ai processi di modernizzazione e di costruzione identitaria (Lo sguardo arabo: immagini e immaginari dell’Occidente, Trieste, EUT, 2018).

L’ingresso alla manifestazione è libero.


Crediti immagine: DaKub (CC) pixabay.com